Blockchain: introduzione alla materia con riferimento agli smart contracts.

L’evoluzione tecnologica e digitale alla quale stiamo assistendo negli ultimi anni ha introdotto nel linguaggio quotidiano concetti nuovi quali blockchain, criptoasset, criptovalute utilizzati talvolta in maniera impropria ma sempre in grado di suscitare nell’ascoltatore una spiccata curiosità ed un vivo interesse per queste nuove tematiche.

Il presente contributo aspira a fornire uno sguardo d’insieme alla blockchain, indagandone i meccanismi, al fine di semplificare ed agevolare la comprensione di un simile strumento ed avvicinare il lettore ad una visione e ad un approccio completamente innovativi rispetto alle tradizionali concezioni dei Dati e delle Transazioni in generale.

Il termine blockchain si afferma nell’immaginario comune a seguito dell’avvento del Bitcoin e da tale momento inizia ad essere utilizzato non soltanto con espresso riferimento alla tecnologia a supporto di questa criptovaluta (in tal caso, menzionata come Blockchain – con l’iniziale maiuscola) ma anche ad indicare l’architettura tecnologica sottesa ad altri sistemi implicanti un diverso criptoasset.

Una traduzione letterale del termine restituisce una definizione di blockchain quale “catena di blocchi” in cui catena indica il susseguirsi cronologico di dati –ad esempio file, documenti, informazioni – i quali vengono scambiati tra i soggetti mediante registrazione dell’operazione su uno spazio (blocco) localizzato su un registro informatico; poiché la capienza del singolo blocco è limitata, al momento in cui lo spazio si esaurisce, il blocco – inteso appunto come contenitore di dati/operazioni – viene crittograficamente sigillato ed il suo contenuto andrà a costituire il primo dato registrato sullo spazio-blocco successivamente disponibile. Ecco quindi delineata la blockchain, un insieme di blocchi contenenti dati, concatenati tra loro in maniera cronologica e tale per cui il blocco successivo conterrà sempre i dati registrati sul precedente il quale a propria volta conterrà quelli di quello a lui precedente, e così via.

È possibile quindi riferirsi alla blockchain come ad un software, un sistema matematico, una tecnologia informatica basata su una struttura dati condivisa, immutabile e decentralizzata rappresentata dall’utilizzo di un registro digitale delle operazioni finanziarie le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenati tra loro in ordine cronologico e la cui integrità è garantita dall’utilizzo di sistemi crittografici. In tali termini la blockchain è in grado di garantire, riproponendolo nel mondo digitale, il concetto di scarsità del bene consentendo lo scambio di asset immune dal rischio di replica, trasparente e tracciabile giungendo così ad una fiducia decentralizzata e fondata sulla conoscenza comune, in quanto distribuita, dei dati e della loro storia.

La blockchain opera appunto attraverso un registro di eventi chiamato Distributed Ledger distribuito, appunto, tra i vari partecipanti alla catena di validazione/registrazione i quali operano tramite dei nodi, ovvero computer particolarmente potenti dislocati geograficamente in diversi luoghi. Ciò permette di garantire la trasparenza nell’accesso alle informazioni e la loro tracciabilità; atteggiandosi a vero e proprio software, la blockchain infatti può essere installata – e con lei tutto il contenuto del registro distribuito – su qualsiasi hardware in grado di contenerla mediante duplicazione sul proprio dispositivo dell’insieme di tutte le operazioni che la compongono con la conseguenza che ogni nodo, ovunque esso sia ed indipendentemente dal suo proprietario, avrà il medesimo contenuto e sarà costantemente aggiornato con le operazioni registrate dagli altri.

Assolutamente d’impatto le conseguenze che ne derivano: l’algoritmo sotteso al software blockchain è immediatamente in grado di rilevare discrepanze di dati tra un nodo e l’altro segnalando senza ritardo eventuali errori o tentativi di manomissione o alterazione del dato. La crittografia utilizzata per sigillare il blocco saturo di operazioni si avvale della c.d. funzione di Hash ovvero uno strumento in grado di tradurre il contenuto del singolo blocco in una stringa alfanumerica con carattere univoco tale quindi da impedire di risalire dal codice alle informazioni in esso racchiuse. Una volta che il codice alfanumerico viene generato, lo stesso viene poi registrato sul blocco successivo quale suo primo dato con la conseguenza che laddove dovesse verificarsi un tentativo di manomissione dell’operazione registrata a seguito di un attacco hacker su un singolo nodo, la funzione di Hash genererà per quel nodo una stringa alfanumerica diversa da quelle generate dagli altri nodi estromettendo automaticamente il nodo difettoso dalla catena a garanzia dell’immutabilità del dato e della stabilità delle operazioni finanziarie.

La tecnologia blockchain permette quindi di replicare le informazioni presso una molteplicità di soggetti, ognuno dei quali in grado di avere visibilità dell’intera storia informativa che caratterizza un processo essendo possibile per ognuno di loro concorrere al raggiungimento di un consenso finale su quella storia, applicando delle regole comuni che si è deciso di accettare e adottare proprio perché proposte e condivise in una logica decentralizzata. Viene quindi consentito lo scambio di asset – informazione digitalizzata – immune da rischio di replica, trasparente e tracciabile il quale, trasformato in criptoasset mantiene sempre la rappresentazione digitale di valore che gli è propria ma grazie all’impiego di meccanismi crittografici verrà dotato di una propria univocità.

Apprestandoci al termine di questa sommaria introduzione ad una tematica così ampia è doveroso il riferimento ai due diversi sistemi di validazione oggi operanti: il sistema permissionless ed il sistema permissioned. Il sistema permissionless contempla la partecipazione all’attività di un numero di soggetti tendenzialmente infinito i quali si attivano per la risoluzione di un crittogame; il primo che ci arriva avrà poi diritto di affermare la propria verità sugli altri in cambio di una remunerazione in criptovaluta nativa (è il caso del meccanismo sotteso al Bitcoin). Al contrario, il sistema permissioned preseleziona, ad opera di un’entità terza ed esterna, i soggetti validatori che saranno ricompensati da criptoasset anche non nativi.

Ebbene, già da una preliminare introduzione alla materia è possibile individuare molteplici ambiti di spendibilità della tecnologia blockchain anche e soprattutto in ambito legale. Basti al proposito pensare all’apertura verso l’implementazione del ricorso ai c.d. smart contracts, sperimentati a partire dagli anni Novanta ma soltanto adesso suscettibili di ampio utilizzo; si immagini ad esempio l’acquisto di un biglietto da viaggio che contempli automaticamente un rimborso derivante da possibili ritardi accreditando le somme in tempo reale. O, ancora, ad un contratto di locazione che preveda l’accesso all’abitazione con chiave digitale e che lo precluda, invece, a seguito del mancato pagamento dei canoni. Il successo dell’applicazione della tecnologia blockchain ai contratti è solitamente individuato nella efficienza, nella riduzione dei costi, nella chiarezza e nella impossibilità di inadempimento. Il contratto è infatti automaticamente eseguito al verificarsi delle condizioni in esso previste, senza che occorra ulteriore intervento dell’uomo, guadagnando in tal modo in sicurezza della prestazione e celerità. Ovviamente, non vanno sottovalutati i limiti legati all’utilizzo di questi nuovi “contratti intelligenti” consistenti in prima battuta nella necessità di tradurre in linguaggio alfanumerico il complesso mondo della lingua umana oltre alla immodificabilità del blocco che si lega alla catena venendo inoltre meno tutte le possibilità di impedire l’esecuzione di un contratto, tramite l’annullamento per errore, dolo, incapacità o altre ragioni.

Adele Antonini



Hai bisogno di una Consulenza Legale?

Compila il Form e prendi un appuntamento con un nostro professionista
Please install and activate the "Contact form 7" plugin to show the contact form.