Le dimissioni per giusta causa rappresentano un importante diritto del lavoratore. In questo articolo esamineremo cosa sono, quando possono essere date, quali sono i loro effetti e come contestarle.

Dimissioni per giusta causa: Cosa sono

Le dimissioni per giusta causa sono uno strumento attraverso il quale un dipendente può porre fine al proprio rapporto di lavoro in situazioni eccezionali e gravi, che rendono impossibile o intollerabile la prosecuzione dell’occupazione. Questo tipo di dimissioni sono un’alternativa al licenziamento e consentono al lavoratore di porre fine al rapporto senza dover rispettare i normali periodi di preavviso previsti dal contratto di lavoro o dalla legge. Esse derivano da specifiche circostanze che vanno oltre le ragioni personali o professionali del dipendente, coinvolgendo gravi inadempienze o comportamenti illeciti del datore di lavoro.

Cosa si intende per “giusta causa”?

La “giusta causa” si riferisce a circostanze eccezionali e gravi che rendono impossibile o intollerabile la prosecuzione del rapporto di lavoro da parte del dipendente. Essa può derivare da varie situazioni, come il mancato pagamento della retribuzione, il trasferimento del lavoratore in una sede molto distante dalla propria residenza, il mobbing o le molestie sul posto di lavoro, il demansionamento ingiustificato, tra gli altri. La giusta causa è definita dalla giurisprudenza in base a criteri oggettivi e può essere contestata dal datore di lavoro.

Normativa di riferimento

La normativa di riferimento per le dimissioni per giusta causa è principalmente il Codice Civile, in particolare gli articoli 2118 e 2119. L’articolo 2119 stabilisce che ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto a tempo indeterminato senza preavviso se si verifica una causa che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro.

Quando si possono dare le dimissioni per giusta causa?

Le dimissioni per giusta causa possono essere presentate quando il lavoratore si trova di fronte a gravi inadempimenti o violazioni contrattuali da parte del datore di lavoro. Tali violazioni devono essere così significative da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Ad esempio, il mancato pagamento della retribuzione per un periodo prolungato, il trasferimento del dipendente in una sede molto distante dalla propria residenza senza giustificato motivo, o il subire molestie o discriminazioni sul luogo di lavoro possono costituire motivi validi per dimettersi per giusta causa. Inoltre, la legge richiede che il motivo sia di tale gravità da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo, anche temporaneamente.

Dimissioni per giusta causa: i tempi di preavviso

Le dimissioni per giusta causa permettono al lavoratore di interrompere il rapporto di lavoro senza dover rispettare i normali tempi di preavviso previsti dal contratto o dalla legge. Questo significa che il dipendente può cessare immediatamente la sua prestazione lavorativa una volta presentate le dimissioni. In pratica, non è richiesto alcun preavviso al datore di lavoro, e il rapporto di lavoro si interrompe con effetto immediato.

La procedura per dimettersi

La procedura per dimettersi per giusta causa è stata semplificata negli ultimi anni grazie alla digitalizzazione dei processi. Il dipendente può inviare le dimissioni per giusta causa, attraverso il sistema presente sul portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.  Per inviare il modulo delle dimissioni è necessario che il lavoratore accedi al sistema utilizzando le credenziali SPID o la Carta d’Identità Elettronica.

È importante assicurarsi di fornire tutte le informazioni richieste nel modulo, come il codice fiscale del datore di lavoro, l’indirizzo della sede di lavoro e la data di decorrenza delle dimissioni, nonché deve selezionare come tipologia di comunicazione “Dimissioni per giusta causa”. Questo assicura una corretta registrazione del processo di dimissioni.

Una volta inviato il modulo, il datore di lavoro riceve la comunicazione delle dimissioni e il rapporto di lavoro viene interrotto immediatamente. Successivamente, l’azienda è tenuta a comunicare l’interruzione del rapporto di lavoro al Centro per l’impiego tramite il modello UNILAV.

È importante seguire scrupolosamente questa procedura per garantire che le dimissioni siano valide e che il lavoratore mantenga tutti i suoi diritti, come l’accesso alla NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) in caso di disoccupazione.

Effetti della risoluzione per giusta causa

La risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa comporta una serie di effetti sia per il datore di lavoro che per il dipendente.

Per il lavoratore, l’effetto principale è l’interruzione immediata del rapporto di lavoro, senza necessità di rispettare i tempi di preavviso previsti dalla normativa. Ciò significa che il dipendente non è tenuto a continuare a lavorare dopo aver presentato le dimissioni per giusta causa.

Inoltre, il lavoratore ha diritto all’indennità di disoccupazione, purché siano soddisfatti i requisiti lavorativi e contributivi previsti dalla legge. Questo garantisce al dipendente un sostegno finanziario durante il periodo di disoccupazione.

Altri effetti includono il diritto all’indennità sostitutiva del preavviso, che prevede il pagamento di una somma pari alla retribuzione che il dipendente avrebbe ricevuto se avesse lavorato durante il periodo di preavviso.

Dal punto di vista del datore di lavoro, l’effetto principale è l’interruzione del rapporto di lavoro e l’obbligo di comunicare questa interruzione al Centro per l’impiego tramite il modello UNILAV.

Complessivamente, la risoluzione per giusta causa offre al dipendente uno strumento per interrompere il rapporto di lavoro in situazioni in cui sono presenti gravi inadempimenti da parte del datore di lavoro, garantendo al contempo la tutela dei suoi diritti lavorativi e previdenziali.

Cosa spetta al lavoratore che si dimette

Al lavoratore che si dimette per giusta causa spettano diversi diritti e benefici, garantiti dalla normativa vigente e dalle disposizioni contrattuali:

  • Indennità di disoccupazione: se il lavoratore soddisfa i requisiti lavorativi e contributivi previsti dalla legge, ha diritto all’indennità di disoccupazione, nota come NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Questa fornisce un sostegno finanziario durante il periodo di disoccupazione.
  • Indennità sostitutiva del preavviso: il lavoratore ha diritto a ricevere un’indennità pari alla retribuzione che avrebbe percepito se avesse lavorato durante il periodo di preavviso previsto dalla normativa o dal contratto di lavoro.
  • Pagamento di ferie e permessi non goduti: se il lavoratore ha accumulato ferie o permessi non utilizzati prima delle dimissioni, ha diritto a ricevere il pagamento corrispondente per questi giorni non usufruiti.
  • Mensilità aggiuntive: se previste dal contratto o dal contratto collettivo, il lavoratore potrebbe avere diritto a ricevere mensilità aggiuntive come la tredicesima e la quattordicesima mensilità.
  • Trattamento di fine rapporto (TFR): il lavoratore ha diritto a ricevere il trattamento di fine rapporto, un’indennità economica che corrisponde a una percentuale della retribuzione lorda accumulata durante il periodo di lavoro.

Cosa fare se le dimissioni per giusta causa sono rifiutate

Il datore di lavoro non può rifiutare le dimissioni per giusta causa, essendo un atto unilaterale del dipendente, ma potrebbe contestare la giusta causa trattando le dimissioni del dipendente come ipotesi di dimissioni volontarie, trattenendo di fatto l’indennità sostitutiva del preavviso di dimissioni. In questo caso il dipendente potrà agire in giudizio per dimostrare la sussistenza della giusta causa posta alla base delle sue dimissioni. È consigliabile, quindi, in caso di dimissioni per giusta causa, sia per il datore di lavoro che per il lavoratore, cercare assistenza legale da un avvocato specializzato in diritto del lavoro per valutare le opzioni disponibili e decidere il corso d’azione più appropriato.

In ogni caso, è importante che il dipendente agisca prontamente e segua le procedure corrette per tutelare i propri interessi.

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Avv. Filippo Pasqualetti