Il reato di maltrattamenti in famiglia è uno dei più gravi e complessi in ambito legale. La punizione di una simile condotta, mira a proteggere il bene giuridico identificato all’integrità psico-fisica delle persone in un contesto familiare o para-familiare. In questo articolo analizzeremo cosa si intende per maltrattamenti in famiglia, la normativa di riferimento, le circostanze in cui il reato si configura, le pene previste e cosa fare se sei vittima di tali atti.
Indice
Che cosa si intende per Maltrattamenti in famiglia
La fattispecie relativa ai maltrattamenti in famiglia, ai sensi dell’articolo 572 del Codice Penale, comprende una serie di condotte reiterate nel tempo consistenti ad esempio in minacce, lesioni, ingiurie, atti di disprezzo e umiliazioni e privazioni nei confronti della vittima. La vittima deve essere un convivente o una persona legata all’autore del reato da un vincolo familiare (figli, genitori, coniuge o altri familiari conviventi) nonché per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza, custodia o comunque sottoposta alla sua vigilanza. Il reato è abituale, il che significa che gli atti devono ripetersi nel tempo ai fini della configurazione del reato.
La normativa di riferimento
La normativa di riferimento per il delitto di maltrattamenti in famiglia è l’articolo 572 del Codice Penale il quale punisce chi maltratta una persona della famiglia o convivente o una persona affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia. La pena base è la reclusione da tre a sette anni, con aumenti in presenza di circostanze aggravanti quali la commissione del reato in presenza o in danno di minori, donne in stato di gravidanza o persone con disabilità. In aggiunta a ciò, il comma 3° prevede un’ulteriore circostanza aggravante rappresentata dal realizzare, quale conseguenza della condotta di maltrattamento, una lesione personale grave o gravissima con pene reclusive rispettivamente da 7 a 15 anni e da 12 a 24.
Quando si configura il reato di maltrattamenti?
Il reato di maltrattamenti si configura quando gli atti di maltrattamento sono abituali e reiterati nel tempo. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario un periodo prolungato essendo invero sufficiente la ripetizione degli atti in un lasso di tempo limitato purché vi sia continuità e un nesso di abitualità. Gli atti isolati o sporadici non sono sufficienti ad integrare la condotta criminosa.
Le condotte che integrano il reato di maltrattamenti in famiglia
La condotta può manifestarsi attraverso una serie di atti prevaricatori, vessatori e oppressivi, reiterati nel tempo. Questi atti devono produrre nella vittima una sofferenza fisica o morale apprezzabile o pregiudicare il pieno sviluppo della personalità. Non solo violenze fisiche, ma anche atteggiamenti di disprezzo, umiliazioni, ingiurie e privazioni economiche possono integrare il reato in questione.
Cosa fare se sei vittima di maltrattamenti
Se sei vittima di maltrattamenti, è fondamentale agire prontamente. Puoi rivolgerti ai centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale, che offrono supporto psicologico e legale. Contatta le forze dell’ordine per denunciare gli abusi e rivolgiti ad un avvocato penalista per comprendere i tuoi diritti e le misure di protezione disponibili. È essenziale documentare le violenze subite, ad esempio con referti medici e fotografie, per sostenere la tua denuncia.
Quali misure possono essere attivate per tutelare la vittima?
Per tutelare la vittima di maltrattamenti in famiglia, possono essere disposte diverse misure:
Misure cautelari:
- Divieto di dimora
- Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa
- Allontanamento dalla casa familiare
- Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
- Arresti domiciliari
- Custodia cautelare in carcere
Collocazione del minore:
Collocazione del minore solo o con la madre presso una struttura casa-famiglia
Misure di prevenzione di sorveglianza speciale:
Prescrizioni che presuppongono un controllo di polizia sul soggetto, della durata da 1 a 5 anni
Maltrattamenti in famiglia: pena
La pena per i maltrattamenti in famiglia varia in base alla modalità della condotta. La reclusione va da tre a sette anni, aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in danno di minori, donne in gravidanza o persone con disabilità. Se i maltrattamenti causano lesioni gravi, la pena è da quattro a nove anni; per lesioni gravissime, da sette a quindici anni; se causano la morte, da dodici a ventiquattro anni. Durante le indagini preliminari, possono essere applicate misure cautelari come l’allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento alla vittima.
Maltrattamenti in famiglia: procedibilità
Il reato di maltrattamenti in famiglia è procedibile d’ufficio. Questo significa che il processo penale può iniziare anche senza una querela della vittima, ciò garantendo che il reato venga perseguito indipendentemente dalla sua volontà, prevenendo così possibili ritorsioni finalizzate al ritiro della querela.
Maltrattamenti in famiglia: prescrizione
La prescrizione per il reato di maltrattamenti in famiglia è di quattordici anni, calcolata in base alla pena massima prevista per il reato, che è di sette anni, raddoppiato ai sensi dell’art. 157 comma 6, c.p..
Maltrattamenti in famiglia e Codice Rosso
Il reato di maltrattamenti in famiglia rientra tra quelli previsti dal c.d. Codice Rosso ovvero, una legge introdotta per garantire una risposta rapida ed adeguata ai reati di violenza domestica e di genere. Questo Codice ha introdotto importanti novità per la protezione delle vittime e per il trattamento delle denunce.
Le vittime di maltrattamenti in famiglia, come altri reati inclusi nel Codice Rosso, hanno diritto al patrocinio a spese dello Stato che viene concesso senza vincoli di reddito, permettendo così anche alle persone con risorse economiche limitate di accedere alla giustizia senza oneri economici diretti. Per ottenere il patrocinio a spese dello Stato, la vittima deve presentare un’apposita istanza, che sarà valutata dal giudice competente. Se la richiesta è accolta, il difensore sarà pagato dallo Stato a conclusione del procedimento penale.
È importante notare che la richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato può essere rigettata se non vengono soddisfatti i requisiti previsti o se il giudice ritiene che non sussistano le condizioni per l’ammissione. Questo sistema di patrocinio consente alle vittime di maltrattamenti di avere accesso a una difesa legale qualificata senza dover sostenere spese dirette, contribuendo a garantire che la giustizia possa essere perseguita anche in condizioni di difficoltà economica.
Conclusioni
I maltrattamenti in famiglia sono un reato grave che richiede un intervento deciso e tempestivo per proteggere le vittime e punire i colpevoli. È essenziale comprendere la normativa, le pene previste e le procedure da seguire in caso di denuncia. Rivolgersi ad uno studio legale specializzato può fare la differenza nel garantire una difesa adeguata e nel perseguire la giustizia. Se sei vittima di maltrattamenti o accusato ingiustamente, cerca subito assistenza legale qualificata.
Avv. Adele Antonini